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1 ottobre 2019

The dark side of the Zoncolan: il Kaiser da Priola

1 ottobre 2019
Andrea Fuccaro

The dark side of the Zoncolan: il Kaiser da Priola

Asfalto.
Sudore.
Tempo.
Percentuali altimetriche al limite della sopportazione.
Paura, rispetto, adrenalina e concentrazione.
Tu ciclista, lui imperatore.Il suo nome? Zoncolan.
Reso famoso grazie al fiuto, alla professionalità e al cuore di un uomo di nome Enzo Cainero, scalato per la prima volta durante il Giro d’Italia del 2003 da Sutrio, diventato immediatamente icona a livello mondiale grazie alla salita di Ovaro che un Simoni ancora provato dalla fuga definì: “il tratto più facile dello Zoncolan è di pari difficoltà ai tratti più impegnativi dell'intero Tour de France” e ancora sconosciuto dal suo versante da Priola.
In questa storia vi racconto il lato “oscuro” di questa montagna.
Quando mi dicono: “parlami di questa salita” non ho paura a definirla la più impegnativa delle tre.
Non tanto per le percentuali medie molto simili al versante di Ovaro ma per come madre natura e il popolo carnico abbiano forgiato le rampe che lo caratterizzano.
La salita comincia dalla bellissima chiesetta del XII secolo di Priola.  Un consiglio? Abbandonate esattamente lì le ultime speranze di clemenza per i vostri muscoli.
La strada alza immediatamente il livello di difficoltà posizionandosi su un “comodo” 17%.
Per circa 9 km non molla mai nemmeno al cospetto degli agognati tornanti, oasi per i ciclisti sofferenti.
L’asfalto, stretto e rugoso, ti conduce attraverso una gola che a guardarla sembra non porti da nessuna parte. Per la fatica la consapevolezza delle forme sparisce e puoi solo scegliere il colore della natura che ti piace di più.
Mai un attimo di tregua, mai una percentuale da “umano” Pordoi.
Hai il tempo di rinsavire solo all’incrocio con la strada che sale da Sutrio, dopo 6 km circa.
Sei cosi confuso, al limite del “danno cerebrale”, che la pendenza della strada sembra quella tra Aquileia e Grado.
Respira, goditi ogni centimetro di quel tratto perché lo Zoncolan non ti ha ancora presentato il conto e quel conto non lo paghi con i soldi.
Dopo il rifugio Cocul la strada si impenna bruscamente portandosi tra il 14 e il 17%.
Attorcigliandosi su se stessa, come un boa che stritola le verdi piste da sci, mantiene queste percentuali fino allo strappo finale, luogo di alienazione e dolore.
Una lunga rampa al 18% fisso.
All’orizzonte la cima.
La testa del Kaiser, magnifico spettacolo nel cielo.
Dai primi quattro metri sta eclissando la tua mente.
Ultimo fuoco negli adduttori per poter dire: “Noi lo abbiamo scalato, loro no”.
Sorriderete, alla fine.

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Andrea Fuccaro

Da 40 anni al mondo e da 10 con le ruote. Appassionato di ciclismo senza saper scegliere tra bici da strada o mountain bike. Innamorato del silenzio, delle pendenze, del verde, dei panorami selvaggi del Friuli Venezia Giulia. Vi parlerò delle salite "no logo" che vi metteranno alla prova le gambe ma soprattutto le emozioni.
 
 

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