Il serpente e il grifone: la salita del monte San Simeone
“Soldato, prendi la bicicletta e raggiungi velocemente la cima della montagna! Ci serve qualcuno di rapido, silenzioso e insospettabile che porti i progetti dell’aviosuperficie sulla cima del San Simeone. Parti!”
Il 3 Aprile del 1942 mi hanno trasferito sul fronte orientale e per la prima volta mi trovo al cospetto di questa montagna di marna e calcare che, per la sua forma rotonda, gli abitanti di Bordano chiamano il MONT TARON.
Il genio militare ha appena ammodernato la strada costruita durante la prima guerra mondiale e ora devo andare fin lassù.
I miei superiori sanno che prima di essere un militare sono un ciclista. Hanno trovato una bicicletta in paese e ora vogliono che io salga senza dare nell’occhio. Non capisco le loro strategie ma so che devo obbedire.
Devo partire prima che il sole cominci a scaldare il lato meridionale della montagna dove la strada sale. Mi hanno spiegato di tenere la destra al bivio.
Eccolo, vedo i miei commilitoni sui camion girare a sinistra diretti al forte del monte Festa.
A breve la vegetazione arborea finirà e mi troverò sulle rampe che costeggiano i primi ghiaioni.
Devo ammettere che in tutta la mia vita non avevo mai pedalato in un luogo così affascinante. Da un lato ho la parete della montagna che mi protegge, dall’altro una vista sconfinata. Ora inizio a capire perché definiscono di primaria importanza strategica questa montagna.
Salendo puoi vedere la valle della Venzonassa stretta e selvaggia dove persino gli orsi avrebbero difficoltà a viverci, Venzone con il suo dedalo di vicoli medioevali e in fondo la pianura che, dalle pendici del monte Cuarnan, si apre a ventaglio verso il mare.
Dalla cima del San Simeone è possibile controllare lo sbocco della Carnia e una buona parte del Canal del ferro. Il panorama e veramente incantevole, salgo e a ogni tornante la vista spazia sempre più lontano.
Sono cosi rapito dallo spettacolo che dimentico la sofferenza.
Penso alla storia di questa montagna, ai suoi misteri e alle sue leggende. Gli abitanti della valle parlano di un tesoro, sepolto sotto la chiesa del tredicesimo secolo, appartenuto a uomini, frati di giorno e briganti al calar delle tenebre. Qualche anziano narra misteriose storie di fantasmi. Dicono che la notte del 2 Novembre la montagna ospiti la processione delle anime dei morti.
Affronto tutti i 28 tornanti e le 9 gallerie scavate nella roccia senza mai togliere lo sguardo dal panorama che si estende verso il mare. Ogni curva è una terrazza sulle cime, ogni tornante un luogo magico dove perdersi e trascurare se stessi.
Le gambe percepiscono la strada ruvida straordinariamente incollata alla marna scoscesa della montagna. Capolavoro di ingegneria militare famoso dal fronte orientale a quello occidentale.
Devo fermarmi a bere. All’improvviso un’ombra nera mi copre.
Guardo il contachilometri e mi accorgo che sono quasi in cima. Alzo lo sguardo e sopra di me, a pochissimi metri, vedo passare un grifone. Apre le ali, intercetta una corrente ascensionale e sale. Subito dopo ne arrivano altri, una decina in tutto. Ogni volta che vengo a pedalare su questa salita sono pronti a darmi il benvenuto. Spiccano il volo dalla riserva del lago di Cornino, diamante color verde smeraldo incastonato nei boschi sottostanti.
Riprendo la mia bici da corsa, aggancio i pedali e riparto lungo la misteriosa salita del monte San Simeone. Mi aspettano i prati della cima dove gli amanti del parapendio spiccano il volo, la vista sulle quattro vallate e il tesoro sepolto sotto la chiesetta che il Mont Taron custodisce preziosamente.
Tipologia: SALITA di 2° CATEGORIA
Distanza: 12,3 km
Dislivello: 976 mt
Pendenza media: 7,93%
Note: ATTENZIONE ALLE CONDIZIONI DELL’ASFALTO
Da 40 anni al mondo e da 10 con le ruote. Appassionato di ciclismo senza saper scegliere tra bici da strada o mountain bike. Innamorato del silenzio, delle pendenze, del verde, dei panorami selvaggi del Friuli Venezia Giulia. Vi parlerò delle salite "no logo" che vi metteranno alla prova le gambe ma soprattutto le emozioni.