Nel centro di Trieste un mondo: l'ex Lavatoio di San Giacomo
Negli scorsi giorni ho avuto la fortuna, grazie ad un evento (la presentazione di un libro) di tornare, dopo qualche anno, in un luogo di Trieste che amo particolarmente: l'ex Lavatoio.
Un luogo che io trovo magico. Perché magico? Vi chiederete…
Un primo motivo è perché si trova al centro del rione di Trieste forse tra i più interessanti, una città nella città: San Giacomo, il fulcro e l'essenza della Trieste che da sempre è un mix di culture, di religioni, di volti e lingue.
E proprio vicino all'imponente chiesa di San Giacomo e il relativo spazio adiacente sede di comizi e incontri politici; di famiglie e di donne che si ritrovano nel parco giochi, degli anziani e anziane che si fermano per un caffè dopo aver fatto commissioni o essere scesi e scese dell'autobus; si trova una porta metallica che nasconde un mondo.
Dopo un breve corridoio ci ritroviamo in una piazzetta e, sulla sinistra, un corridoio ad Elle coperto, dove troviamo invece la parte da conservare nelle migliori condizioni, da visitare ed amare perché quello di San Giacomo è l'unico e ultimo Lavatoio di Trieste rimasto in piedi.
Nel corso degli anni, infatti, ce ne sono stati altri: in Rena Vecchia (Cittavecchia), dalle parti di Tor Cucherna o dietro Piazza Oberdan, lavatoio questo che ha lasciato in eredità il nome a una via: Via del Lavatoio, appunto.
Attorno alle vasche vere e proprie, dove le lavandere, sia quelle “di professione” ma anche le donne che a quel tempo non potevano permettersele, una mostra su pannelli. La mostra, che racconta e fa immergere in quel luogo tanto da dimenticare se si abbia intorno qualcuno o dove si sia.
Ricorda inoltre come, da sempre, il lavatoio sia stato luogo di aggregazione: grazie all'esposizione si possono sentire i cori intonati dalle lavandaie intente a lavare i panni dei signori; si viene a conoscenza della storia di Elsa, storica custode.
Troviamo immagini della Trieste sotterranea ma anche della Trieste com'era; incontriamo le pancogole servolane, le portinere e le venderigole.
Grazie al lavoro di un gruppo di scout, si è riusciti nel 2011 a riportare all'attenzione della città questo luogo.
Sia come sede di interesse culturale, grazie all'esposizione permanente; sia, come al tempo in cui era in attività, di aggregazione sociale.
D'estate infatti si popola di sedie, di persone, di storie, oasi leggermente più fresca anche nelle giornate più calde.
Quasi trentenne triestina col sogno di lavorare con minori in difficoltà. Curiosa di natura e sempre pronta a mettersi in gioco con nuove esperienze, sono appassionata di teatro e soprattutto di musical. Mi piace guardarmi in giro e partecipare alle iniziative culturali della città.