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21 maggio 2020
Redazione

La Grande Guerra raccontata da Giuseppe Ungaretti

La Grande Guerra raccontata da Giuseppe Ungaretti

Il Porto sepolto è la prima raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti, pubblicata a Udine nel 1916 e qualche anno più tardi confluita nella più ampia Allegria di naufragi. “Il porto sepolto è ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile”, annota lo stesso Ungaretti. È un diario intimo dell’esperienza di guerra che il poeta stava vivendo sul fronte del Carso. Un diario, perché viene scritto giorno dopo giorno, riportando fedelmente luoghi e date delle composizioni; intimo, perché non si raccontano i fatti bellici, ma l’esperienza interiore, lo strazio, la paura e nel contempo l’attaccamento alla vita e il sentimento di fratellanza che la guerra impone.
Figlio di italiani emigrati in Egitto, Ungaretti arriva in Italia solo nel 1914 e l’anno successivo si arruola volontario in fanteria. Ma la guerra sul Carso non è certo quello che si immaginava: continue, estenuanti e devastanti battaglie tra le trincee sull’Isonzo, intervallate da periodi di riposo nelle retrovie o in campi un po’ più lontani. Nella lettura di Allegria di naufragi si incontrano i nomi di queste località: San Martino, San Michele, Cima Quattro, il Valloncello dell’Albero isolato sono i luoghi delle battaglie e delle trincee; Versa, Romans, Mariano le zone della prima retrovia; più lontana, Santa Maria la Longa, campo di riposo che vede la stesura della celebre Mattina.
Un itinerario corredato da indicazioni e spiegazioni, un parco dedicato a Ungaretti e un museo all’aperto permettono oggi di ripercorrere quella che era la prima linea dell’esercito italiano tra il 1915 e il 1916 e di incontrare i luoghi citati dal poeta. Partendo da San Martino del Carso ci si imbatte subito in una lapide su cui è riportata la famosa e omonima poesia che esprime lo strazio per gli orrori della guerra. Proseguendo, l’itinerario tocca zone a lungo contese dalle due parti in guerra, passando alternativamente dal sistema difensivo austriaco a quello italiano. La strada che porta al monte San Michele passa dal Valloncello dell'Albero Isolato, un rifugio sicuro per le truppe italiane immediatamente dietro la prima linea e punto di partenza per affrontare la famigerata quota 197, dove il 29 giugno 1916 un attacco con gas asfissianti costò all’esercito italiano 5.000 morti.
San Martino del Carso
[Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916]
Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro
Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto
Ma nel cuore / nessuna croce manca
È  il mio cuore / il paese più straziato

Mattina
[Santa Maria La Longa il  26 gennaio 1917]
M'illumino d'immenso
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