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Lettere al Re

Curiosità e memorie sulla Grande Guerra

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Uno degli aspetti più discussi della storia italiana fu la scelta stessa di partecipare alla Grande Guerra. Nonostante la maggior parte delle forze politiche e della popolazione urbana si fosse dichiarata neutrale o contraria, il governo Salandra (sostenuto da un gruppo eterogeneo di interventisti) scelse di schierarsi a fianco della Triplice Intesa. Dopo la firma in segreto del Patto di Londra e le manifestazioni del "maggio radioso", il 24 maggio 1915 iniziò ufficialmente la guerra contro l'Austria-Ungheria.

Negli anni successivi molti rimasero convinti della bontà di questa scelta mentre altri, specie quando emersero i problemi legati all'autodeterminazione dei popoli, cambiarono parzialmente le loro posizioni. Ma accanto alle classi politiche, a quelle borghesi ed intellettuali, vi era una grandissima maggioranza della popolazione contraria alla guerra: quella del mondo rurale.
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Leggendo i vari rapporti dei prefetti prima e durante la guerra, si scopre come coloro che lavoravano la terra (che in Italia rappresentavano la maggioranza della forza lavoro) fossero contrari alla guerra. La loro non era una scelta ideologica: gran parte di queste persone erano prive di un'istruzione ed erano immuni ai proclami politici. Allo stesso modo, lo Stato o la Patria erano delle idee astratte che non rappresentavano alcun interesse nella loro vita. Il motivo per cui si schierarono a favore della neutralità era di interesse pratico: la guerra, da sempre, era portatrice di lutti, sciagure e povertà . Incapaci di aggregarsi in gruppi organizzati, la loro voce non riuscì a farsi sentire, anche quando le battaglie lungo il fronte erano già iniziate.

Può essere però interessante scoprire come alcune di queste persone abbiano cercato di far sentire la loro voce direttamente al Re Vittorio Emanuele III. Si tratta di alcune lettere in cui si possono leggere le paure, i sentimenti, le angosce e la rabbia di uomini, giovani e soprattutto donne costrette a vedere i propri mariti o figli partire verso il fronte. In alcuni casi gli argomenti sono chiaramente politici (vicino agli ideali socialisti o anarchici) mentre in altri il tono è quello della supplica in cui si chiede, con ossequioso rispetto, di far cessare i combattimenti. In altri casi invece non c'è spazio per la gentilezza o le frasi garbate…

[Tutte le lettere sono tratte dal libro di Monteleone Renato, "Lettere al Re", Editori Riuniti, Roma, 1973]
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