Visita guidata alla Diga del Vajont: ripercorrendo la storia
Elena Feresin
CREATOR STORIES
Quando ci si avvicina alla Diga del Vajont dal Friuli Venezia Giulia quasi niente lascia intuire il disastro dell’ottobre del 1963. A inizio novembre le Dolomiti Friulanesono addobbate dagli ultimi strascichi d’autunno. Le foglie cremisi contrastano con il bianco delle cime appena innevate, mentre dai comignoli esce un filo di fumo che si alza verso il cielo. Sembra un sogno, eppure, superato il paese di Erto, gli occhi cercano istintivamente le pendici del Monte Toc per trovare i segni lasciati dalla frana che il9 ottobre 1963, alle 22:39, spazzò via 2.000 vite.
Il gigante di cemento e la memoria di una tragedia
Quando infine si raggiunge la diga, è difficile trattenere un sussulto di sorpresa perché la struttura è imponente. Nessuna foto, video o ricostruzione rende giustizia alle sue reali proporzioni. Anche la nuova Longarone, che appare sbiadita oltre in lontananza, sembra piccola e indifesa rispetto alla mastodontica diga, che è stata solo parzialmente intaccata dal disastro. Le visite guidate alla Diga del Vajont sono organizzate dal Parco Naturale Dolomiti Friulane.
Nel periodo invernale vengono effettuate tutti i weekend e hanno una durata di circa 2 ore, durante le quali si raggiunge un punto panoramico e si percorre il coronamento della diga. Il costo è di €10 per gli adulti e €5 per i bambini. La prenotazione è obbligatoria. Sul sito del parco si trovano tutte le informazioni tra cui orari, contatti e altre opzioni di visita per la stagione estiva.
Erto e il Vajont: tra storia e rinascita
Indipendentemente dalla visita guidata scelta, vale la pena fare tappa ad Ertoper una passeggiata tra le viuzze del vecchio borgo e al Centro Visite del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane di Erto e Casso. Basta lasciare l’auto in uno dei tanti parcheggi disponibili nella parte nuova del paese, quella ricostruita dopo il Vajont, e poi incamminarsi verso via Roma per fare un viaggio a ritroso nel tempo.
Ad una prima vista, Erto sembra uno dei tanti paesi di montagna abbandonati in seguito alla progressiva urbanizzazione. Dalle ceneri della vecchia Erto, sta tuttavia risorgendo qualcosa. Tra pietre silenti e vecchi ruderi spuntano porte nuove, fiori e persino fiocchi azzurri a celebrare un nuovo nato. Le osterie sono colme, le campane risuonano e tra le vie si intrufola il profumo di cibo.
La storia è costellata di piccole e grandi tragedie ma solo alcune sono così potenti da vincere il passare tempo perché universali. Il Vajont è una di queste storie. Gli ingredienti ci sono tutti: la forza incontenibile della natura, molti segnali non letti, un’ingente perdita di vite umane e uno sfortunato incastro di coincidenze degno dei migliori film di Hollywood.
Ecco perché anche dopo sessant’anni la storia del Vajont continua a colpire il cuore della gente. Ecco perché la diga, Erto e Casso e Longarone meritano una visita. Hanno il potere di farci riflettere sul delicato legame tra uomo e Natura.
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